giovedì 11 novembre 2010

Conversazione con Gherardo Colombo

Un paio di giorni fa in un posto desolato dove il massimo della mondanità è rappresentata dal bar in piazza, si è svolto uno di quegli eventi che per un piccolo borgo è qualcosa di epocale.. Grazie all'organizzazione della sede regionale dell'ANPI infatti è stato possibile assistere ad un incontro con Gherardo Colombo, dal titolo "sulle regole". Dopo 30anni passati nella magistratura, con alle spalle inchieste di peso quali Manipulite, la P2 e molte altre, nel 2007 Colombo ha deciso di ritirarsi dall'attività che ha svolto per buona parte della vita, dedicandosi a tempo pieno alla scrittura e soprattutto alla divulgazione. Nelle scuole principalmente, ma anche nei circoli e nelle associazioni, l'ex magistrato incontra ragazzi ed adulti per parlare di legalità, regole e società.
Ecco quindi che anch'io mi sono trovata ad assistere ad uno di questi incontri, dopo aver letto con piacere il suo ultimo libro "Sulle regole" appunto. Premesso che ero piuttosto incuriosita e ben disposta, condividendo la maggior parte di quanto letto nel suo breve testo, sono stata tuttavia piacevolmente sorpresa dalla capacità oratoria, dal discorso attivo e stimolante mai banale o stereotipato, ma soprattutto dal senso di ottimismo, impegno e fiducia che scaturivano da ogni frase. Dopo una breve analisi del termine "regole" con tutte le sue sfacettature di interpretazione e giudizio, Colombo è passato ad analizzare la società distinguendo tra società verticale dalla rigida gerarchia, dove l'uomo è solo uno strumento e il potere è spesso concentrato nelle mani di uno solo, e società orizzontale in cui idealmente ogni cittadino ha uguali diritti e doveri, dove i tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) vengono equamente divisi e le regole rispettate.
Se è vero che una completa società orizzontale non è mai stata attuata, è tuttavia stata messa in pratica la società verticale, in epoche storiche diverse ma sostanzialmente con gli stessi risultati, dalla dittatura fascista, al comunismo in Russia, al nazionalsocialismo in Germania e molti altri casi. Ma quello che Colombo afferma con tanta decisione è la possibilità per l'uomo di attuare il cambiamento, di lottare per capovolgere una realtà ingiusta e discriminante, con la fiducia che in fondo la storia altro non è che una continua evoluzione. Chi mai nel Medioevo avrebbe creduto possibile infatti che 2 secoli dopo l'opera di un intellettuale avrebbe condotto la società a riflettere sul tema della tortura e decretarne quindi l'abominia? E' stato grazie a Cesare Beccaria e alla sua opera "Dei delitti e delle pene" se il problema è stato discusso, tanto che da quel momento la pratica della tortura è stata dichiarata illegale. O ancora quanti nell'America della segregazione razziale avrebbero pensato di vedere un giorno un uomo di colore alla Casa Bianca? Ci sono voluti decenni fatti di proteste, lotte pacifiche, marcie e discorsi illuminati, ma alla fine i tempi sono diventati maturi al punto da superare le differenze di colore e giudicare quell'uomo solo sulla base delle sue parole politiche e del suo carisma.
Gli esempi potrebbero continuare ancora, le conquiste femminili, la fine dell'apartheid in Sudafrica, la caduta del muro di Berlino.. Ma quello che è importante osservare qui è proprio la volontà dell'uomo, la tenacia, il coraggio.
Colombo quindi si concentra proprio su questo, l'impegno che ognuno di noi in quanto cittadino di un Paese libero deve mettere per raggiungere lo scopo, lottare contro l'ipocrisia e l'illegalità, contro la generale omertà ed indifferenza. Un discorso che ovviamente si scontra con il cinismo e il crollo delle illusioni che spesso caratterizzano gli adulti, il cui bagaglio di esperienze li ha forse più volte portati a scontrarsi con i mali della società, ma è un messaggio che forse puo' essere ben recepito dai giovani, naturalmente portati alla fiducia e all'ottimismo, che ancora credono nelle loro capacità e sono disposti ad impegnarsi per attuare il cambiamento.

Cinderella

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